NOZIONI DI
INTERNATIONAL
MANAGEMENT
Appunti di Carmela Esposito
Università degli Studi di Salerno
Facoltà di Scienze Politiche e della Comunicazione
Corso di laurea in Corporate Communication & Media
Esame di International Management
Docente: Paolo Piciocchi
Anno accademico: 2021/2022GOVERNO E GESTIONE DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI NEL SISTEMA
GLOBALE (WHOLE SYSTEM)
La de-globalizzazione (una voglia di essere sé stessi) è una esternalità positiva della situazione di
crisi pandemica, crisi bellica, perché si basa sul fatto che quando con la crisi pandemica, qualche
analista si è preoccupato di capire come si è arrivati a questo.
Ad esempio, durante la crisi pandemica, tutti abbiamo riscontrato il problema di trovare le
mascherine. Se precedentemente faceva sorridere il fatto di vedere un orientale indossare una
mascherina, agli italiani ciò non importava e quindi non avendo questo ‘asset’ e non producendo le
mascherine, poiché non ce n’era il bisogno, non sono state mai prodotte, ovvero non ci siamo
preoccupati di essere auto-sufficienti sotto questo punto di vista → sulla logica dell’analisi di breve
periodo: “questa cosa non ci serve, quindi facciamola produrre ad altri, così il costo sarà minore.
Quando c’è stato bisogno delle mascherine, quindi queste non si reperivano facilmente”.
Negli ultimi anni, una situazione di “perbenismo”, soprattutto italiano, ha portato a rinunciare al
nostro prevalere del potere su determinati fattori economici, facendo sì di essere sottomessi.
Quindi, in un’ottica di gestione degli scambi internazionali, l’economia agisce in maniera tattica e
non strategica:
• STRATEGIA: pianificazione che prevede le analisi delle situazioni problematiche, su
opportunità e pericoli/rischi, fatta in maniera adeguata. Si sceglie la strategia a tavolino, che
consente così il massimo di vitalità.
Si cerca una strategia per trovare una soluzione → indirizzata all’EFFICIENZA ed EFFICACIA
• TATTICA: avviene nel momento in cui si deve affrontare la situazione, senza
pianificazione. È un intervento nell’azione pensando di modificare ciò che si è previsto, in
quanto la situazione non coincide con il piano strategico → indirizzata solo all’ EFFICACIA
APPROCCIO SISTEMICO: Uno dei postulati dell’approccio sistemico vitale è: un sistema è
vitale se sopravvive nel suo contesto. L’approccio sistemico vitale si definisce sopravvivenza.
L’approccio sistemico sancisce che le forme aggregative hanno un senso se le componenti
mantengono l’autonomia, ma contribuiscono alla creazione del valore complessivo. La cosiddetta
“value co-creation”.
SISTEMA: Configurazione organizzativa in cui convivono delle entità (individui e non individui).
Sono entità complesse, con le quali partecipano altre entità che sono anch’esse sistemi complessi e
vitali. Ogni entità sistemica vitale che ha un organo di governo ed una struttura operativa; quindi,
significa avere una struttura operativa più ampia, ed avere un cervello che mette a sistema le
2opinioni e le prospettive di tutti nell’ottica della sopravvivenza comune. Queste si apparentano per
condividere delle finalità sistemica e per permettere di fare massa critica.
SISTEMA VITALE (Struttura operativa + Organo di governo): Sistema dotato di una struttura
operativa coesa (in grado di creare e sviluppare sinergie) e di un organo di governo condiviso
(dotato di capacità di gestione delle attese/aspettative dei soggetti che ne fanno parte).
Sistema che sopravvive (è in grado di sopravvivere) nel suo contesto di riferimento.
• Per CONSONANZA intendiamo l’elemento strutturale, compatibilità strutturale,
adeguatezza per comunicare/scambiare idee e per adattarsi reciprocamente.
Capacità/prerogativa strutturale delle entità che entrano in relazione; potenzialità allo
scambio di risorse
• La RISONANZA è l’effetto della consonanza. Quindi la consonanza è quella condizione
necessaria ma non sufficiente per creare sinergie, cioè risonanza.
Oggi il mondo è consonante ma non risonante, anzi parliamo di risonanza negativa in quanto
prevale l’ego. Chi sta in un sistema deve adattarsi. L’adattamento diventa un must per rendersi
compatibile. La disponibilità all’adattamento porta a trovare una soluzione, che non è l’’’ottimo’ ma
l’’’ottimizzazione’. Perciò la tattica è legata solamente a trovare un risultato. Invece se si parte
strategicamente con lo spirito di adattamento, si cerca di salvare entrambi. I valori si condividono
nel sistema risonante, i valori etici, cristiani, ortodossi.
Si può avere consonanza senza risonanza? Si può avere risonanza senza consonanza?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo recuperare il concetto di relazione e interazione:
- La RELAZIONE è un dato strutturale, quantificabile (su Facebook, ad esempio, il numero di
amici). Sono dati di consonanza su cui posso attivare l’interazione. La relazione è quella
condizione necessaria ma non sufficiente per realizzare un’interazione.
- La risonanza è l’effetto della relazione, è l’azione. Non posso avere interazione se non ho
relazione così come la consonanza è necessaria per avere risonanza. Non posso avere
consonanza se non ho risonanza.
Esempio: La consonanza informativa dell’Occidente rispetto a quella della Russia. La
consonanza comunicativa della Russia che consiste nel parlare male degli ucraini, e la
consonanza comunicativa dell’Ucraina che fa viceversa. Le risonanze sono diverse ma la
consonanza è unica.
Consonanza vuol dire avere la potenzialità di stare insieme e nello stare insieme ci sono
momenti fisiologici e patologici che servono per adattarsi reciprocamente. Quindi ci si
accorda con l’interlocutore per trovare le condizioni di consonanza su cui sviluppare la
risonanza.
3
Nell’ottica delle problematiche relazionali, i Sistemi Paese, così come i mercati o i clienti
dell’impresa, cercano condizioni di consonanza per sviluppare maggiore risonanza. Bisogna capire
come i fatti, gli accadimenti, le logiche di potere o di prestigio, possono veicolare il mondo verso
forme di collaborazione, cooperazione che permettono di raggiungere il benessere collettivo.
C’è un modello che si chiama Knowledge Skill Attitude (KSA model) con il quale un soggetto,
un’impresa o un sistema-stato migliora le sue performance se imposta il suo sviluppo su questo
modello.
Si parte dalle attitudini, dagli asset (risorse) che ha il soggetto, l’impresa o il sistema-stato che
diventano la leva su cui devo investire per sviluppare conoscenza. L’apprendimento porta allo
sviluppo di skill. Le condizioni su cui dovremmo lavorare socialmente, politicamente ed
economicamente per avere un mondo pseudo-globale sono: la complementarità di intenzioni, un
interesse collettivo che nell’approccio sistemico vitale si chiama: FINALITA’, l’intention che tiene
insieme le persone, le imprese, la NATO e tutti i sistemi aggregati. Quando ci sono le aggregazioni,
è importante che tutti abbiamo sistema vitale, un organo di governo e una struttura operativa per cui
dovrebbe valutare cosa una decisione collettiva porta come esternalità positive o negative al suo
interno.
Esistono principalmente due sistemi da analizzare:
• SISTEMA SMART: sistemi intelligenti, intelligenza non necessariamente etica; quindi, è
performante ma tendenzialmente autoreferenziale. Il sistema smart si poggia sul ‘potere’, la
cosiddetta powership, che crea aggregazione con un nucleo fortemente ridotto e dittatoriale. Porta a
polarizzazioni e a uno sfruttamento delle sinergie.
• SISTEMA WISE: sistema saggio, ‘furbo’. Si basa sulla partnership. Il sistema Wise riconosce:
capacità, competenza. È in grado di garantire il benessere personale attraverso il benessere
collettivo, in quanto crea una volontà a remare tutti nella stessa direzione. Quindi presuppone una
condivisione di valori.
Il Sistema Wise è mosso da una logica di prestigio ed il prestigio, essendo un riconoscimento, come
lo è la reputazione aziendale, è l’effetto delle idee positive o negative che il mercato ha del prodotto
e dell’azienda. Parafrasando questo concetto nell’ottica dei Sistemi Paese, dei Sistemi Stato, ci si
rende conto che i sistemi Wise sono sistemi dove le aggregazioni dovrebbero essere legate dal
riconoscimento del prestigio e non del potere, dal saper fare, saper coordinare le sinergie cosa che
sembra, al momento, molto lontana dalla realtà. Ciò però non significa che nell’ottica
dell’ottimizzazione, del miglioramento e del benessere collettivo, non dobbiamo auspicare ai
Sistemi Wise, dove sia l’aspetto del governo sia l’aspetto dell’azione sono coordinati e
collaborativi.
4La finalità è fine a sé stessa se non viene tradotta in obiettivi operativi e, se non c’è un
coordinamento degli obiettivi, la relazione cede.
Quindi, il sistema Wise deve rispondere a queste logiche:
- SPECIALIZZAZIONE: un sistema performante non deve ammettere ridondanze perché la
ridondanza è un costo. Avere più di quello che serve sono dei costi inutili. La specializzazione
garantisce che per raggiungere un risultato, si trova chi è più bravo a fare una cosa diversa dalla mia
e si uniscono le conoscenze. Non devono esserci pesi morti altrimenti la produttività cala. Si affida
un compito o una responsabilità a chi è più adatto, per ridurre costi e sprechi.
- INTEGRAZIONE FUNZIONALE E COMPLEMENTARITA’: diretta conseguenza di cui
sopra. Per funzione si viene collocati in un sistema produttivo. L’utilità che trovo in una risorsa
diventa condizione di scambio. Diventa pilastro nella logica di produzione. Senza quello Stato, il
sistema crolla. La specializzazione va calata in un processo collettivo e devo integrare le risorse
specializzate in ottica funzionale e complementare.
- GRADI DI FIDUCIA COLLABORATIVI E COOPERATIVI: cooperare significa che c’è un
dominus, qualcuno che definisce le strategie e altri che eseguono le indicazioni del dominus, non si
delega la funzione decisionale.
La cooperazione è una suddivisione del lavoro, però chi decide rimane il dominus. Collaborare
diventa una logica di appiattimento organizzativo, nelle collaborazioni di imprese, di Stati, ognuno
esprime la sua idea, il suo progetto e alla fine si va in condivisione, si sfruttano le sinergie. Nel caso
della collaborazione non sfrutto le sinergie posso solo aumentare la produttività del lavoro.
- SINERGIA SINTROPICA: la sinergia è l’indicatore secondo il quale, lavorando in maniera
distribuita, specializzata e integrata, quello che fai va al di là di quello che avresti potuto fare da
solo e dà un delta in più. La SINTROPIA è un concetto di fisica che si contrappone all’entropia.
La complessità, la complicazione, è quando il soggetto non ha cognizione di causa, per cui il rischio
non vale la candela. La complessità è quel momento di indecidibilità, per cui, decidere o reagire è
un danno.
Bisogna quindi ridurre al minimo l’incertezza con l’ottimizzazione. Portare la complessità a
complicazione. La complicazione è qualcosa che rimane ma che, con l’attitudine, facendo quello
che ci piace, tutte le difficoltà le affronterò con cognizione di causa quindi dove non potrò decidere
mi preoccuperò di trovare i dati e confrontarmi e dove, invece, so fare, mi occupo di capire se ciò
che so fare riesce a risolvere il problema di oggi o è adatto solo al problema di ieri perché c’è molta
variabilità.
5La complicazione è quella condizione in cui il soggetto deduce le prassi ma non è certo del risultato.
Il soggetto deve lavorare a ridurre l’entropia, cioè attivare dei percorsi sintropici. La sintropia è
l’ottimizzazione, il fatto di migliorarmi, trovare una mediazione.
- BENESSERE COLLETTIVO: avere come obiettivo il raggiungimento del benessere collettivo
che corrisponde al benessere individuale, di conseguenza.
Tutto questo sistema mette in atto il MECCANISMO VIRTUOSO DELLA
RELAZIONALITA’, cioè capacità relazionate per competenze distribuite. Il meccanismo virtuoso
dei sistemi Wise è che tutto viene fuori da capacità relazionate per competenze distribuite.
Aiutandosi, si crea un sistema forte, difficile che si rompa e mettendo insieme tutte le conoscenze di
diverse persone, si crea un team che sviluppa una competenza che è più performante rispetto a
quella degli altri. Se la capacità è un dato strutturale che corrisponde alla relazione, la competenza
diventa un effetto sistemico, una risonanza. In questo modo si assumono le responsabilità e si
condividono gli onori. Mettiamo insieme la nostra differenza per sviluppare una massa critica più
ampia. Per cui il problema della governance (cioè come si gestisce un qualcosa) diventa un
problema di governamentalità (mentalità del buon governo) che non può venire se ho un sistema
smart perché è poco partecipativa, poco collaborativa, poco cooperativa, ed è molto incidente.
Ci sono 3 livelli di fiducia:
• FIDUCIA OPPORTUNISTICA: interagisco in quanto mi interessa ciò che hai e viceversa.
Questa non identifica un sistema complessivo ma solo un aggregato di identità.
• FIDUCIA CONOSCITIVA: adattamento reciproco, non si pensa più in maniera egocentrica.
• FIDUCIA INTEGRATIVA/IDENTIFICATIVA: si basa sul sistema di valori prevalenti;
importante il benessere collettivo. Se faccio star bene gli altri, non possono fare a meno di me. Sono
una componente necessaria.
La relazione ha un grado di sviluppo progressivo dalla sua nascita alla sua stabilizzazione. Il Trust
(fiducia) ci dev’essere tra i soggetti che partecipano, che condividono la finalità e che remano nella
stessa direzione per raggiungere gli obiettivi previsti.
Ci sono tre gradi di fiducia che configurano un sistema di aggregazione:
- La relazione basata sul calcolo (Calculus Based Trust): una relazione tra soggetti sociali,
economica tra Stati. Nasce sul calcolo cioè sull’interesse soggettivo. Ognuno apre una relazione se
deve portare a casa la sua utilità. La relazione basata sul calcolo è predatoria, non c’è fiducia
relazionale, c’è solamente la confidenza nel portarsi a casa quello che ci serve.
6In ottica aziendale il ruolo di dominus all’interno della filiera lo ha il distributore che se non mette
sullo scaffale il mio prodotto, non arriva a nessuno. Il concetto è che la relazione basata sul calcolo
è una relazione instabile. Ha un grado di fiducia molto basso, è un’estrema ratio, c’è incertezza,
nulla è stabile. L’incertezza, però, apre mondi di creatività e innovazione. Ha un’evoluzione
continua che porta a dire che se da uno scambio si prova soddisfazione, si crea una relazione;
quindi, una fiducia di calcolo. Si investe, nell’incertezza che possa sbagliare.
- La fiducia basata sulla conoscenza (Knowledge Based Trust): si basa sull’adattamento reciproco,
sulle flessibilità operative. Si investe nel tempo. C’è un accumulo di informazioni che rende adattivi
i soggetti, che li rende più performanti nello stare insieme. Il sistema che noi creiamo è più solido
rispetto al precedente, c’è una maggiore disponibilità allo scambio informativo, a dare concessioni
agli altri. L’adattamento porta a migliorare la reciprocità e la sinergia.
- La fiducia sull’identificazione (Identification Based Trust): una decisione democratica deve
essere l’ottica a cui dobbiamo tendere se si vuole realizzare un’Identification Based Trust.
Identifichiamo il nostro sodalizio intorno a dei pillar (pilastri) dei sistemi valoriali. Oggi quello che
capita è una degenerazione dei valori. Siamo troppo distratti dall’affermarsi costi quel che costi.
Bisogna trovare un compromesso, non solo intelligente ma anche saggio. Se stresso, la mia vitalità è
molto breve, se invece concedo una cooperazione che porta a collaborazione, la mia vitalità è più
lunga. Vi è un riconoscimento dei sistemi valoriali, importanti per il benessere collettivo.
L’obiettivo finale è l’adattamento, nel momento in cui condividiamo i valori.
7IL MODELLO DEL CICLO DI VITA DELLE RELAZIONI
Per i soggetti che manifestano la volontà/tendenza alla creazione di un sistema fondato sulla co-
finalità è necessaria una piena evoluzione della relazione fiduciaria. Per essi, è fondamentale lo
sviluppo di una relazione improntata su fiducia basata sulla identificazione (Identification-based
trust): l'identificazione fondata su valori prevalenti, infatti, comporta una preferenza nei confronti di
una logica della condivisione (co-finalità) rispetto ad una di mera prevalenza di interessi particolari.
Da qui deriva la necessità di una profonda comprensione delle modalità di creazione e sviluppo
delle relazioni, delle condizioni di stabilità ad esse soggiacenti e delle eventuali possibilità di
intervento al fine di conseguire un maggiore rafforzamento del network relazionale, anche a dispetto
dell'eventuale fuoriuscita di taluni soggetti dalla rete medesima.
Il MODELLO DEL CICLO DELLA VITA DELLE RELAZIONI consente la comprensione delle
modalità di evoluzione e sviluppo delle relazioni (in primis, quelle di tipo sociopolitico ed
economico). Tale modello presenta delle significative similarità con il modello del ciclo di vita del
prodotto. Il modello del ciclo di vita del prodotto rende possibile l'analisi e la verifica della
variazione del fatturato d'impresa dal momento del lancio del prodotto sul mercato. Il modello del
ciclo di vita delle relazioni trae spunto, invece, dalla natura intrinsecamente sociale delle relazioni
umane, di conseguenza consentendo l'analisi della relativa crescita. Lo sviluppo della relazione è da
intendersi nei termini di crescita della massa critica.
MASSA CRITICA → parametro di consolidamento/ispessimento del legame/relazione.
La massa critica consente, pertanto, la rilevazione e la misurazione dell'evoluzione delle relazioni:
da una relazione meramente fondata sulla speculazione - attraverso un progressivo miglioramento
conseguito per mezzo di una condivisione di dati e conoscenze - si giunge, in definitiva, ad una
relazione piena, improntata sulla condivisione di valori (speculazione → condivisione).
La massa critica riveste, in tal senso, un ruolo di significativa rilevanza, in quanto fattore di
neutralizzazione e/o annullamento di situazioni e circostanze potenzialmente in grado di
determinare un indebolimento della relazione stessa.
Nel modello del ciclo di vita delle relazioni, in ascissa (asse delle x, asse orizzontale) si colloca il
tempo. Il fattore temporale rappresenta, come peraltro facilmente intuibile, un elemento di assoluto
rilievo in funzione del quale è possibile in concreto la condivisione di idee, valori, progetti, nonché
la pianificazione e la realizzazione di interventi correttivi di adeguamento da parte dei soggetti. La
relazione poggia, infatti, sulla disponibilità dei soggetti alla condivisione, la quale risulta essere
dipendente a propria volta dal rispetto delle condizioni di consonanza e risonanza poste a concreto
fondamento del legame instaurato.
8I fattori massa critica della relazione e tempo danno la possibilità di tracciare una curva che sia
pienamente rappresentativa della dinamica evolutiva della relazione.
FASI DEL CICLO DI VITA DELLE RELAZIONI
▪ FASE 1 → INTRODUZIONE
La fase di introduzione corrisponde alla cosiddetta fiducia opportunistica. La relazione è incentrata
sulla ricerca della utilità marginale personale (vale a dire, il massimo del vantaggio economico
possibile). Letta ed interpretata in chiave di management internazionale, trattasi della fase in cui i
soggetti coinvolti nello scambio fanno leva, ciascuno, sulle proprie particolari capacità e/o
potenzialità: prestigio, potere politico, potere economico, capacità diplomatica, ecc.
In fase di introduzione, la relazione è caratterizzata da elevata incertezza. L'incertezza relazionale
deriva dalla indisponibilità dei soggetti alla condivisione di prospettive comuni di sviluppo. La
relazione risiede ancora ad uno stadio di mero opportunismo. Ciascun soggetto tende al
conseguimento del proprio interesse particolaristico che fa da contrappeso un altrettanto elevato
rifiuto della condivisione. Ciò determina, l'attivazione di una serie di meccanismi di tipo sinergico:
formazione di sinergie:
SINERGIA= Fattore che trae origine dalla capacità di adattamento dei sistemi autonomi, dalla
disponibilità al compromesso, alla mediazione e/o intermediazione da parte degli stessi.
FASE 2 → CRESCITA/SVILUPPO
Il conseguimento di una condizione di mutua soddisfazione dei soggetti coinvolti nello scambio
implica la crescita/sviluppo della relazione: il rafforzamento della massa critica induce il
conseguente potenziamento della relazione, da cui emerge il progressivo ampliamento dell'orizzonte
temporale di riferimento → maggiore durevolezza della relazione.
▪ FASE 3 → MATURITÀ
La fase di maturità porta ad un consolidamento della relazione. Il progressivo rafforzamento del
legame ne determina la relativa normalizzazione.
NORMALIZZAZIONE → (da "norma"): Determinazione di vincoli e regole.
La normalizzazione è una sorta di legislazione che prevede la definizione, formale e no, di diritti e
doveri dei soggetti partecipanti al sistema.
La maturità della relazione comporta la massimizzazione del valore complessivo: detto altrimenti, si
giunge, in tal modo, alla istituzionalizzazione, normalizzazione e, da qui, alla compiuta
stabilizzazione della struttura e di una riduzione dell’incertezza.
9La fase di maturità, dunque, consente la stabilizzazione del network, delle reti: reti imprenditoriali,
reti tra stati, reti tra polarizzazioni.
▪ FASE 4 → ABBANDONO
Nel caso di risposta positiva, la fase successiva a quella della maturità spinge ad una
cristallizzazione della relazione: trattasi di una relazione forte non ulteriormente evolvibile. La
permanenza della relazione è strettamente connessa alla utilità marginale che ne deriva: la relazione
tra i soggetti permane finché ciascuno di essi ottiene da essa la propria utilità marginale. L'assenza
di quest'ultima determina, viceversa, la cessazione del rapporto → abbandono della relazione → da
qui, il collasso della rete.
Da una prospettiva internazionale, la globalizzazione attuale ha implicato un progressivo
decremento dell'autosufficienza degli Stati, nei fatti del tutto incapaci in termini di mantenimento
del consolidamento della vitalità sistemica.
In chiave internazionale, ciascuno Stato è da intendersi nei termini di un sovrasistema.
SOVRASISTEMA → Sistema di livello superiore (L+1).
Un sovrasistema è determinato sulla base di due fattori:
1. CRITICITÀ DELLA RISORSA detenuta e/o rilasciata dal sistema stesso
2. CAPACITÀ DI INFLUENZA
1. CRITICITÀ DELLA RISORSA= rilevanza della risorsa ai fini dello sviluppo e della
sopravvivenza del sistema
CRITICITÀ della risorsa e SCARSITÀ della risorsa NON SONO EQUIVALENTI.
▪ CRITICITÀ DELLA RISORSA: ha natura soggettiva. Una risorsa è soggettivamente critica;
ciò a dire che una risorsa è critica a seconda delle specificità dei sistemi di volta in volta
considerati.
Una risorsa può essere, pertanto, più o meno critica in funzione di ciascuna specifica circostanza, di
ciascuno specifico sistema, di ciascuna specifica relazione presa in esame.
La criticità della risorsa è soggettivamente determinata dai sistemi, in funzione della rilevanza che
essa assume ai fini dello sviluppo e della sopravvivenza stessa dei suddetti sistemi.
Una risorsa critica è, cioè, una risorsa dotata dalla prerogativa di insostituibilità all'interno del
processo produttivo.
▪ SCARSITÀ DELLA RISORSA: ha natura oggettiva. Una risorsa è oggettivamente scarsa.
SCARSITÀ DELLA RISORSA: DOMANDA della risorsa SUPERIORE alla OFFERTA della
risorsa (DOMANDA > OFFERTA).
10
2. CAPACITÀ DI INFLUENZA: capacità di influenza esercitata dal sistema sullo sviluppo e
la sopravvivenza stessa di altri sistemi con cui è posto in relazione.
Un sistema detentore di una risorsa critica (sovrasistema) impernia il proprio fulcro di operatività
attorno ad una logica clanistica.
Pertanto, un sistema che viene a qualificarsi alla stregua di un sovrasistema necessita, in virtù dei
propri intrinseci connotati di distintività - di attento e continuo monitoraggio.
CLANISMO (MASS CLAN) = Logica di condivisione dei sistemi di valori prevalenti. Logica
fondata sul senso del dovere, sul senso di appartenenza ad un progetto comune e condiviso.
I sistemi wise, sistemi fondati sul prestigio, rivelano piena aderenza e concreta conformità alla
logica del clanismo, differentemente dai sistemi smart.
1. SISTEMI WISE (lett. "saggi) → Sistemi fondati sul PRESTIGIO → logica del clanismo.
2. SISTEMI SMART (lett. "intelligenti") → Sistemi fondati sul POTERE (POWERSHIP) → NO
logica del clanismo
11